Metti i capelli a posto!
E chi non conosce il mito di Sansone che deve forza e virilità alle sette trecce di lunghi capelli che adornano il suo capo così come emblematicamente “mostrato” alla sua Dalila dallo stesso Sansone nella tela dipinta dal Guercino nel XVII secolo.
I capelli in medicina vengono definiti annessi cutanei. E un aspetto interessante che ci viene evidenziato dalla biologia è che i capelli non sembrano avere, ne’ avere mai avuto un ruolo funzionale; in pratica stanno sulla nostra testa soltanto per motivi estetici! La quantità media di capelli di una persona è all’ incirca di 100.000 unità, con una caduta giornaliera fisiologica, cioè normale di 50 capelli al giorno, che possono arrivare a 100 nel periodo autunnale in alcuni soggetti, sembra infatti che l’esposizione solare della stagione estiva causi l’aumentata caduta autunnale.
La parte vitale è il bulbo, a livello del cuoio capelluto, deputato alla produzione del capello, mentre il fusto, la lunghezza è una struttura morta. Il ciclo del capello consta di tre fasi, una fase di crescita o anagen, una fase di regressione o katagen e una fase di quiescenza detta telogen. Il ciclo vitale del capello, nel quale si susseguono le tre fasi può durare dai 3 ai 7 anni. Con il passare degli anni il bulbo invecchia e produce capelli sempre più sottili, e anche il pigmento si esaurisce ecco perché compaiono i capelli bianchi.
Ma a chi rivolgersi se la chioma desta preoccupazione? Innanzitutto, circa gli aspetti patologici, una sistematizzazione essenziale porta ad identificare alcune macrocategorie di affezioni del cuoio capelluto: il diradamento e le alopecie, le forme infiammatorie e patologie più rare con evoluzione cicatriziali. È bene precisare che è in ogni caso il dermatologo colui il quale ha il compito di diagnosticare e trattare queste patologie; la tricologia è infatti una branca della dermatologia. Le più comuni malattie dei capelli riguardano quel fenomeno definito “ diradamento” e rappresentato dalla calvizie comune, dal telogen effluvium o dalle forme più o meno estese di alopecia. Si parla infatti in letteratura di alopecia androgenetica, che colpisce sia il sesso maschile che il sesso femminile, di telogen effluvium, caratterizzato da un diradamento diffuso e di alopecia areata, una forma di perdita di capelli in chiazza a patogenesi autoimmunitaria.
Anche per queste diagnosi, che sono tra le più comuni, il percorso diagnostico e strumentale deve essere accurato in quanto un ottimale inquadramento iniziale permette di intraprendere il trattamento terapeutico più adeguato. Ecco che in associazione ai più tradizionali test del capello (pull test, tricogramma) ci si avvale della dermatoscopia, una metodica non invasiva che permette di osservare ad elevato ingrandimento le strutture (capelli, cute, vascolarizzazione) delle sedi affette e non, permettendo in molti casi di effettuare una diagnosi senza dover eseguire un prelievo chirurgico, (biopsia del cuoio capelluto).
Dopo un’accurata raccolta di informazioni anamnestiche circa le modalità e i tempi di esordio, lo stato generale del paziente, le abitudini alimentari, lo stile di vita, e una approfondita valutazione clinico strumentale, si procede nei casi necessari con la richiesta di analisi ematochimiche, i cui risultati potranno avvalorare le nostre ipotesi diagnostiche.
A questo punto possiamo procedere con l’impostazione di un piano terapeutico. Ecco allora alcune rilevanti novità proprio nell’ambito dei trattamenti terapeutici. Dagli Stati Uniti arriva il trattamento PRP associato a microneedling, efficace nell’AGA, nel telogen effluvium e nell’alopecia areata. Sembra infatti che i processi di riparazione che intervengono nel post microneedeling potenzino gli effetti del PRP. Il futuro del trattamento della calvizie è legato a studi che dimostrano che elevati livelli di alcuni tipi di mediatori infiammatori, le Prostaglandine (PGD2) determinano alopecia.
I ricercatori nordamericani stanno sperimentando una molecola antagonista per il recettore di questi mediatori che potrebbe essere il nuovo trattamento sistemico della calvizie. Anche per l’alopecia areata si aprono nuove possibilità di trattamento: sempre negli Stati Uniti infatti viene utilizzata una crema topica a base di Jak inibitori, già in commercio, con effetti sorprendenti sulla ricrescita delle sopracciglia. Sembra infatti che i Jak inibitori siano in grado di bloccare il processo autoimmunitario della patologia suddetta.Recenti esperienze italiane hanno poi ottenuto ottimi risultati nella cura della alopecia androgenetica femminile grazie all’utilizzo iniettivo di soluzioni contenenti polinucleotidi con la tecnica a microponfi nelle aree del cuoio capelluto interessate dal diradamento.
In conclusione qualsiasi sia l’alterazione di capelli e cuoio capelluto che vi affligge il consiglio è quello di affidarsi per una corretta diagnosi al vostro dermatologo che saprà anche consigliarvi la terapia più idonea, una diagnosi precoce è sempre fondamentale per garantire un miglior risultato.
Buone feste a tutti!
A cura di:
Dott. Sebastian Laspina
Dott.ssa Silvia Codogno